ZANETTI...E CHI È? - OMAGGIO AL CAPITANO DELL'INTER - 10/05/2014

(di Marco Fanuli)


Correva l'anno 1995 ed io, poco più che bambino, passai l'intera estate, tra una partita di calcetto e una nuotata al mare, a scorrere sulla Gazzetta dello Sport quelle tabelle con i nomi degli ultimi acquisti, le cessioni e le trattative in corso delle allora 18 squadre del campionato di serie A, soffermandomi sempre (da buon tifoso) con grande attenzione sul riquadro dedicato all'Inter.
Fra i tanti che quell'anno abbandonarono la casacca nerazzurra ci furono anche l'esperto Ruben Sosa, gli olandesi Jonk e Bergkamp, un giovane Marco Delvecchio e l'inguardabile attaccante macedone Darko Pancev.

Con tutte queste cessioni nel reparto offensivo il nuovo presidente Massimo Moratti doveva rispondere alle pressioni della piazza con un acquisto importante e duraturo, che rappresentasse l'attacco interista anche negli anni a venire: "Vediamo un po' chi abbiamo preso quest'anno...Fresi, Benny Carbone e Ganz!" Ma quando il tifoso è ancora in erba, i nomi che fanno sognare sono quelli dei calciatori stranieri (prima della sentenza Bosman del 1995 i giocatori stranieri rappresentavano il pezzo forte del mercato estivo) e così ripresi a scorrere la lista: "Paul Ince e Roberto Carlos (già noto per le sue fucilate su punizione)...forti!" Poi ancora: "Kallon, Zanetti e Rambert." Mi documentai e scoprii che Kallon era un giovanissimo attaccante africano e Rambert (detto El Avioncito perché ad ogni gol simulava un'aeroplanino) una punta argentina molto considerata in patria, astro nascente dell'Independiente e della nazionale sudamericana.
Sembrava ovvio che sarebbe stato lui il mio idolo, il nuovo centravanti della mia Inter! Passata l'euforia del momento per il nuovo promettente acquisto, lo sguardo tornò a posarsi sul nome precedente: "Zanetti...e chi è? Dunque vediamo...difensore destro, acquistato dal Banfield(squadra a me sconosciuta). Pensai che si trattasse del solito giovane preso quasi per caso e che sarebbe poi stato rispedito al mittente l'anno successivo (contento, a dir poco, di essermi sbagliato!).


Vidi in TV le immagini della presentazione dei due neoacquisti scovati nella Primera Divisiòn argentina da Angelillo. Rambert aveva l'aria di chi sa di essere il futuro beniamino della curva nord, mentre Javier Adelmar Zanetti (detto Pupi) era un giovane ragazzo apparentemente molto timido, quasi spaventato dalla presenza di tanti giornalisti e indossava un vestito color beige acquistato per l'occasione (dice di conservarlo ancora gelosamente nell'armadio), quasi a "camuffare lo scugnizzo di Dock Sud approdato nel centro snob di Milano".(1)

Al suo primo allenamento si presentò con le scarpe a tracolla e dopo essere stato scambiato per un intruso da tifosi e cronisti, gli venne ordinato dallo staff atletico di iniziare a correre. I compagni di squadra gli riservarono un'accoglienza fredda, ma finita la partitella che conclude l'allenamento il capitano Bergomi pronuncia queste parole:
"Dalla parte di questo ragazzino gli attaccanti non passeranno tanto facilmente. Non perde un pallone."(2)
La nuova Inter di Ottavio Bianchi iniziò la stagione con alti e bassi (eliminati dal modesto Lugano al primo turno di Coppa Uefa).
La partita del 27 agosto 1995 contro il Vicenza, fu quella dell'esordio al Meazza di Javier Adelmar Zanetti in maglia nerazzurra. Fu subito chiaro a tutti il motivo per cui in patria veniva soprannominato anche El Tractor.

Nel 1999 ereditò la fascia di capitano lasciatagli dallo "Zio". Da quel giorno per tutto il popolo interista divenne Il Capitano, il mio Capitano.
Tutto quello che è accaduto durante i successivi 19 anni fa parte della storia dell'Inter e di quella dell'Argentina, fa parte della storia del calcio, è leggenda!

(1); (2); [cit. da: Giocare da uomo - Mondadori, 2013] 




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