(di Laura Soriente)
competenze nel settore giovanile del Torino F.C. ed attualmente ricopre il ruolo di preparatore atletico di tutti i giovani portieri. Con lui, dopo circa 30 anni, le squadre di serie A e B hanno ripreso ad avere interesse verso i piccoli portieri granata.
PdC: Buongiorno Claudio, Promesse del calcio ti dà il benvenuto. Da quanti anni fai parte dello staff tecnico del settore giovanile del Torino F.C.?
CP: Faccio parte del Torino da 2 anni. Ma sono ormai 14 anni che alleno, dai portieri delle prime squadre di Promozione, Eccellenza e Prima categoria fino ai settori giovanili.
PdC: Che età hanno i ragazzini che alleni attualmente?
CP: Si va dalla categoria "Piccoli Amici", quindi dai 6/7 anni fino ai 16.
PdC: Allenare dei ragazzi in tenera età significa dare loro anche dei valori. Qual è il tuo primo insegnamento?
CP: Prima di essere allenatore sono soprattutto un educatore. Il primo insegnamento che trasmetto loro è credere in sé stessi per raggiungere il proprio obiettivo. A questa età bisogna costantemente invogliare i ragazzi a trovare nuovi stimoli. Spesso sono impigriti dalle proprie famiglie o da tutte queste tecnologie dilaganti. Bisogna soprattutto farli divertire, perché non tutti hanno lo stesso carattere o la stessa voglia di fare.
PdC: C'è dunque un'invasione negativa della tecnologia. Il gioco si è spostato da una dimensione reale e fisica (il giardino della nonna o il parco) ad una dimensione prettamente virtuale (sul divano con la wii).
CP: Anche i genitori incidono e spesso sono molto accomodanti: appena piove non portano il ragazzo al campo perché temono che si ammali. Ci troviamo spesso a combattere con queste situazioni.
PdC: La tua lunga carriera nei vivai calcistici ti ha portato a conoscere tanti ragazzini di belle speranze.
CP: In prospettiva futura posso dire che ci sono tanti ragazzi bravi. L'importante è lavorare bene su di loro con figure tecniche competenti.
PdC: Ci puoi fare qualche nome nuovo di cui sentiremo parlare in futuro?
CP: No, non lo trovo giusto e poi c'è il rischio di bruciarli. Posso dire soltanto che alleno ragazzi nati nel 2002, 2003 e 2004 che, se seguiranno bene i miei consigli fino alla categoria Esordienti, potranno andare lontano.
PdC: Qual è la tua squadra del cuore?
CP: Tifo Milan e non sono contento della scelta della società di prendere Inzaghi come allenatore, perché lo trovo ancora troppo acerbo. A mio avviso farà la stessa fine di Seedorf.
PdC: Pensi che oggi il successo di una società sia legato esclusivamente al denaro o credi ancora nella passione messa in campo e nel gioco di squadra?
CP: Penso che il successo sia dovuto prima di tutto alla presenza di un buon tecnico. Senza un allenatore capace, anche una rosa di campioni non va da nessuna parte.
PdC: Per concludere: cosa non ti piace del calcio italiano? Miglioreresti qualcosa nei nostri settori giovanili?
CP: Nel calcio italiano girano troppi soldi. Si potrebbero fare le stesse cose con la metà del dispendio economico. Nei settori giovanili, invece, ci sono troppi ragazzi stranieri. I principali club hanno scuole calcio in Sud America o addirittura in Australia, forse perché il ragazzo straniero costa meno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA - AGOSTO 2014
bravo Marco....Claudio Piccoli un esempio da seguire..................:))
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