(di Marco Fanuli - URKAonline)
Promesse del calcio incontra Francesco Negro, preparatore atletico del U.S. Lecce. Durante il nostro incontro abbiamo scoperto come si diventa preparatore di una squadra di calcio; abbiamo parlato di allenamenti, di programmazione, di Lecce, ma soprattutto di giovani.
PdC: Ciao Francesco, benvenuto su Promesse del calcio. Parliamo un po' di te: quanti anni hai e da quanto tempo lavori per l'U.S. Lecce?
FN: Ho 30 anni e lavoro all'U.S. Lecce da 2 anni. Prima di quest'esperienza ho lavorato per 2 stagioni a Gallipoli e un anno a Maglie con le prime squadre e prima ancora 2 anni nel settore giovanile del Lecce.
PdC: Come sei diventato preparatore atletico di una squadra di calcio?
FN: E' stato fin da subito il mio sogno. Ho studiato Scienze motorie e una volta finita la triennale ho iniziato a dare una mano nelle scuole calcio locali. Ho preso poi la specialistica e la mia prima esperienza lavorativa è stata subito quella con il Lecce, nel settore giovanile.
PdC: Parlaci un po' della figura del preparatore atletico in una squadra di calcio.
FN: Il lavoro del preparatore atletico è molto importante perché va ad integrasi con quello tecnico-tattico dell'allenatore. Noi curiamo ovviamente dell'aspetto fisico, interagendo con le esigenze del mister, quindi è fondamentale che ci sia sempre sintonia tra i due ruoli. Credo che la mia figura professionale sia molto importante anche per la crescita dei giovani, perché oggi la preparazione atletica nel calcio è tutto.
PdC: Quanto conta la tecnologia nel tuo lavoro?
FN: E' fondamentale perché si possono monitorare gli allenamenti dei singoli calciatori con l'utilizzo di GPS, cardiofrequenzimetri e scale RPE e TQR per la valutazione del carico interno, il tutto tenendo conto della fisiologia del calcio e seguendo la metodologia dell'allenamento che ogni preparatore intende intraprendere, naturalmente con le proprie idee.
PdC: Cosa intendi per "fisiologia del calcio"?
FN: Intendo tutto quello che succede nell'organismo degli atleti dal punto di vista fisiologico, sia durante una partita e sia durante il lavoro settimanale. In questo senso, diventa determinante l'intensità di un allenamento (alta, media o bassa) e la risposta neuromuscolare.
PdC: E tu di cosa ti occupi?
FN: Al momento seguo il recupero degli infortunati, cioè assisto gli atleti clinicamente guariti nella loro riatletizzazione, per aiutarli a tornare in forma ed essere a disposizione della squadra.
PdC: Donida, Rosafio e l'under 18 Chironi sono tutti giovani promettenti. Soprattutto il primo sta dimostrando qualità importanti (già diverse presenze in campionato). Ci puoi dire qualcosa in più su questi ragazzi?
FN: A mio avviso sono tutti e tre degli ottimi calciatori. Donida è un terzino che può giocare indistintamente sia a destra che a sinistra; Chironi è il portiere della Berretti e anche il terzo della prima squadra; Rosafio è un attaccante esterno, un prodotto del settore giovanile del Lecce che quest'anno è rientrato, dopo aver maturato un anno di esperienza tra i professionisti a Viareggio.
PdC: Quanto conta, secondo te, la presenza di giocatori di esperienza nell'inserimento di un giovane in squadra?
FN: Quando in una squadra c'è un buon mix tra giovani e giocatori esperti è l'ideale, perché i giovani hanno voglia di esprimere tutto il loro potenziale e di emergere. I giocatori più esperti, da quello che vedo io, sono sempre disponibili ad aiutare e a far crescere e maturare questi ragazzi. Non ho mai visto il contrario.
PdC: Quest'anno la promozione diretta in B è ancora alla portata dei giallorossi?
FN: Senza ombra di dubbio, anche perché il Campionato è ancora lungo.
PdC: Tornando alla tua figura professionale: esiste una preparazione atletica differente in base all'età? Quali attenzioni ci sono nella preparazione fisica di un giovane calciatore?
FN: Assolutamente no. Non esiste una preparazione atletica in base all'età, ma ci può essere un lavoro individuale. Un atleta può avere 35 o 18 anni, l'importante è avere un allenamento monitorato, svolto con equilibrio tra intensità e recupero per far esprimere al calciatore tutte le sue potenzialità. Quando sento la gente meravigliarsi di un atleta che ha i crampi a 18 anni mi viene da sorridere perché questo non ha alcuna relazione con l'età, ma solo perché il carico di lavoro non è adeguato al ragazzo. Basta pensare a Zanetti...
PdC: Cosa cambieresti nei settori giovanili italiani?
FN: In generale bisognerebbe dare più attenzione alle scuole calcio, ma anche ai settori giovanili delle squadre professioniste. Oltre all'aspetto economico andrebbe curata di più la programmazione e la professionalità negli allenamenti, magari con mezzi e idee innovative.
PdC: Progetti per il futuro?
FN: Qui a Lecce mi trovo molto bene. Naturalmente preferisco lavorare sul campo con il gruppo, ma mi adatto senza problemi anche con il recupero fisico degli indisponibili. Comunque il mio obbiettivo è quello di rimanere a Lecce.
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Ph. Michel Caputo |
Promesse del calcio incontra Francesco Negro, preparatore atletico del U.S. Lecce. Durante il nostro incontro abbiamo scoperto come si diventa preparatore di una squadra di calcio; abbiamo parlato di allenamenti, di programmazione, di Lecce, ma soprattutto di giovani.
PdC: Ciao Francesco, benvenuto su Promesse del calcio. Parliamo un po' di te: quanti anni hai e da quanto tempo lavori per l'U.S. Lecce?
FN: Ho 30 anni e lavoro all'U.S. Lecce da 2 anni. Prima di quest'esperienza ho lavorato per 2 stagioni a Gallipoli e un anno a Maglie con le prime squadre e prima ancora 2 anni nel settore giovanile del Lecce.
PdC: Come sei diventato preparatore atletico di una squadra di calcio?
FN: E' stato fin da subito il mio sogno. Ho studiato Scienze motorie e una volta finita la triennale ho iniziato a dare una mano nelle scuole calcio locali. Ho preso poi la specialistica e la mia prima esperienza lavorativa è stata subito quella con il Lecce, nel settore giovanile.
PdC: Parlaci un po' della figura del preparatore atletico in una squadra di calcio.
FN: Il lavoro del preparatore atletico è molto importante perché va ad integrasi con quello tecnico-tattico dell'allenatore. Noi curiamo ovviamente dell'aspetto fisico, interagendo con le esigenze del mister, quindi è fondamentale che ci sia sempre sintonia tra i due ruoli. Credo che la mia figura professionale sia molto importante anche per la crescita dei giovani, perché oggi la preparazione atletica nel calcio è tutto.
PdC: Quanto conta la tecnologia nel tuo lavoro?
FN: E' fondamentale perché si possono monitorare gli allenamenti dei singoli calciatori con l'utilizzo di GPS, cardiofrequenzimetri e scale RPE e TQR per la valutazione del carico interno, il tutto tenendo conto della fisiologia del calcio e seguendo la metodologia dell'allenamento che ogni preparatore intende intraprendere, naturalmente con le proprie idee.
PdC: Cosa intendi per "fisiologia del calcio"?
FN: Intendo tutto quello che succede nell'organismo degli atleti dal punto di vista fisiologico, sia durante una partita e sia durante il lavoro settimanale. In questo senso, diventa determinante l'intensità di un allenamento (alta, media o bassa) e la risposta neuromuscolare.
PdC: E tu di cosa ti occupi?
FN: Al momento seguo il recupero degli infortunati, cioè assisto gli atleti clinicamente guariti nella loro riatletizzazione, per aiutarli a tornare in forma ed essere a disposizione della squadra.
PdC: Donida, Rosafio e l'under 18 Chironi sono tutti giovani promettenti. Soprattutto il primo sta dimostrando qualità importanti (già diverse presenze in campionato). Ci puoi dire qualcosa in più su questi ragazzi?
FN: A mio avviso sono tutti e tre degli ottimi calciatori. Donida è un terzino che può giocare indistintamente sia a destra che a sinistra; Chironi è il portiere della Berretti e anche il terzo della prima squadra; Rosafio è un attaccante esterno, un prodotto del settore giovanile del Lecce che quest'anno è rientrato, dopo aver maturato un anno di esperienza tra i professionisti a Viareggio.
PdC: Quanto conta, secondo te, la presenza di giocatori di esperienza nell'inserimento di un giovane in squadra?
FN: Quando in una squadra c'è un buon mix tra giovani e giocatori esperti è l'ideale, perché i giovani hanno voglia di esprimere tutto il loro potenziale e di emergere. I giocatori più esperti, da quello che vedo io, sono sempre disponibili ad aiutare e a far crescere e maturare questi ragazzi. Non ho mai visto il contrario.
PdC: Quest'anno la promozione diretta in B è ancora alla portata dei giallorossi?
FN: Senza ombra di dubbio, anche perché il Campionato è ancora lungo.
PdC: Tornando alla tua figura professionale: esiste una preparazione atletica differente in base all'età? Quali attenzioni ci sono nella preparazione fisica di un giovane calciatore?
FN: Assolutamente no. Non esiste una preparazione atletica in base all'età, ma ci può essere un lavoro individuale. Un atleta può avere 35 o 18 anni, l'importante è avere un allenamento monitorato, svolto con equilibrio tra intensità e recupero per far esprimere al calciatore tutte le sue potenzialità. Quando sento la gente meravigliarsi di un atleta che ha i crampi a 18 anni mi viene da sorridere perché questo non ha alcuna relazione con l'età, ma solo perché il carico di lavoro non è adeguato al ragazzo. Basta pensare a Zanetti...
PdC: Cosa cambieresti nei settori giovanili italiani?
FN: In generale bisognerebbe dare più attenzione alle scuole calcio, ma anche ai settori giovanili delle squadre professioniste. Oltre all'aspetto economico andrebbe curata di più la programmazione e la professionalità negli allenamenti, magari con mezzi e idee innovative.
PdC: Progetti per il futuro?
FN: Qui a Lecce mi trovo molto bene. Naturalmente preferisco lavorare sul campo con il gruppo, ma mi adatto senza problemi anche con il recupero fisico degli indisponibili. Comunque il mio obbiettivo è quello di rimanere a Lecce.
© RIPRODUZIONE RISERVATA - 21 NOVEMBRE 2014
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