CON... PIETRO FUSCO - RESPONSABILE DEL SETTORE GIOVANILE SPEZIA CALCIO

(di Marco Fanuli)



Qualche giorno fa abbiamo incontrato Pietro Fusco, ex promessa del calcio campano. Durante il suo passato da calciatore ha vestito le maglie del Castel di Sangro (dove nel 1997 conquistò la salvezza nel campionato cadetto), dell'Empoli (maglia con la quale fece il suo esordio in Serie A) e dello Spezia, sua attuale società che nell'estate 2006 ha ottenuto la storica promozione in Serie B e dove oggi ricopre il ruolo di responsabile del settore giovanile.


PdCPromesse del calcio da il benvenuto a Pietro Fusco, fidato collaboratore di mister Bjelica e da dicembre 2012, responsabile del settore giovanile dello Spezia. Quali mansioni ricopre attualmente?
PF: Abbiamo un'attenta area scouting che ci seleziona i ragazzi, ma ovviamente la scelta definitiva ricade su di me e su Claudio Vinazzani, responsabile tecnico per quanto riguarda le selezioni.
Insieme, scegliamo anche gli allenatori e i dirigenti di tutto il settore giovanile.

PdC: Ci racconti del progetto di cui è responsabile e dei progressi fatti fino ad oggi.

PF: È un progetto nato a gennaio 2012 e che in quasi 2 anni ci ha visti crescere tantissimo, sia sotto l'aspetto qualitativo, sia sotto quello quantitativo. Abbiamo 21 ragazzi in convitto e 6/7 di loro sono stati chiamati nelle rappresentative nazionali U15, U16 e U19. Siamo stati l'unica società di Serie B a portare 3 ragazzi in U19 durante le qualificazioni all'Europeo di categoria. Questo per noi vuol dire tanto.

PdC: Prima di ricoprire questo ruolo è stato allenatore della Berretti e poi della squadra Primavera. Le manca allenare? 

PF: Questo ruolo mi piace, mi piace tantissimo e mi piace farlo in questa società. Per me questa esperienza è come un viaggio, quindi continuo a viaggiare in attesa di capire cosa fare da grande.
È un'esperienza bellissima, ma nel momento in cui decidessi di fare altro, andrei semplicemente a completare il mio percorso.

PdC: Alcuni dei suoi ex giocatori la ricordano volentieri come un allenatore carismatico, competente ma anche esigente. Quanto conta la disciplina a livello giovanile?

PF: A livello giovanile bisogna sempre fare una distinzione per fasce di età, ma la disciplina deve comunque regnare sovrana. A me non ha mai regalato niente nessuno, quindi non conosco altra strada per raggiungere il successo, se non con la disciplina e la cultura del lavoro. Un ragazzo con un talento naturale ma indisciplinato, avrà sempre difficoltà ad emergere.

PdC: Parlando di carisma mi viene in mente quando, non troppi anni fa, è stato calciatore. 

Crede che i ragazzi d'oggi, a volte, non abbiano la grinta necessaria per raggiungere certi obbiettivi (sia di squadra che personali)?
PF: Sono figli di una generazione diversa rispetto alla mia. Oggi accontentiamo i nostri figli in qualsiasi modo e quando non ci riusciamo, ci sentiamo in colpa. I giovani crescono con questo tipo di convinzioni, hanno poca fame e poca motivazione per raggiungere determinati  obbiettivi, perché gli si concede tutto e subito. La conquista, invece, deve diventare un motivo primario per questi ragazzi e non un atto dovuto. Secondo me è un problema generazionale, ma credo anche che chi segue dei buoni esempi e possiede un atteggiamento diverso nei confronti del lavoro, si troverà più avanti rispetto ad altri.  



PdC: Oggi la formazione Primavera allenata da Fabio Gallo, a parte il difficilissimo inizio con Fiorentina e Juventus, sta dimostrando di poter lottare per le zone alte della classifica. 

PF: Riteniamo di avere una squadra con delle discrete individualità, allenate da un ragazzo che proviene dal top del settore giovanile italiano. Fabio Gallo, arriva dall'Atalanta, vero esempio per i nostri vivai e ci sta dando quella qualità che ci aspettavamo. A parte questo, crediamo di avere in rosa qualche buon elemento ed è venuta fuori una situazione carina sotto l'aspetto della classifica e dei risultati. È ovvio che siamo ancora lontani dai top club, anche per budget, ma credo sia normale. È un discorso lungo, lunghissimo e speriamo di continuare su questa strada.

PdC: Sento parlare molto bene dei due nigeriani (unici stranieri in rosa) della Primavera: l'esterno destro Nura Abdullahi e la punta Sadiq Umar (2 gol nell'ultima gara in casa del Genoa). Ci può dire qualcosa di più su questi due ragazzi?

PF: Sono ragazzi che secondo noi hanno una discreta prospettiva, quasi sempre aggregati in Prima squadra e che potrebbero veramente avere un futuro importante davanti a loro. Qui ci possiamo ricollegare al discorso di prima: sono ragazzi che hanno fame perché purtroppo provengono da una situazione sociale completamente diversa dalla nostra.
Nura è un ragazzo che deve migliorare nella fase di non possesso, ma ha qualità tecniche non comuni. Non ha una fisicità imponente, ma sicuramente ha una corsa fluida e resistente e una discreta tecnica di base.
Sadiq ha qualità importanti, ma è ancora un po' superficiale. Ha già conquistato 4-5 rigori, è alto circa 1,90 e possiede un fisico filiforme, ma nonostante questo è più bravo con i piedi che con la testa. Per struttura fisica e qualità ricorda un po' l'ex interista Nwankwo Kanu.

PdC: Anche la Prima squadra sta sorprendendo tutti con un rendimento da promozione e con un'età media intorno i 24 anni. Vede qualche ragazzo della Primavera pronto per la Prima squadra? 

PF: È un po' il percorso che stiamo creando. C'è tanta voglia da parte della società di investire nei giovani. C'è stato un cambio di tendenza e il nuovo progetto è orientato su questa strada. Quindi è anche un motivo di sprono per il settore giovanile vedere una rosa con un'età media così bassa. Questo significa che i ragazzi più svegli sono consapevoli che prima o poi gli verrà concessa un'opportunità.

PdC: Una domanda ricorrente nelle nostre interviste: in cosa deve ancora migliorare il settore giovanile italiano per competere con il resto d'Europa?

PF: A volte ci spostiamo nell'ipocrisia. In Italia abbiamo un meccanismo obsoleto nel senso che finché non entriamo nelle scuole e finché non tuteliamo la crescita individuale dei ragazzi, invece di pensare esclusivamente al risultato della società, rimarremo sempre indietro.
Secondo me, sono poche le ore di allenamento, quindi abbiamo difficoltà oggettive e soltanto l'inserimento nelle scuole potrebbe facilitare la crescita tecnica dei ragazzi. Poi è fondamentale fare un percorso di ulteriore maturazione, una sorta di "master post diploma". 
La Seconda squadra, quindi, diventa fondamentale nelle società. A volte i ragazzi non sono subito pronti, perché hanno processi di crescita completamente diversi tra loro. Bisogna avere pazienza, altrimenti diventa difficile per tutti. 

PdC: Chiudiamo la nostra conversazione parlando della sua attuale situazione: cosa vuol dire per lei lavorare nello Spezia? 

PF: È un grandissimo orgoglioSono una società ed una città nelle quali mi trovo benissimo. Io sono di Napoli, sono del Sud, ma a volte ho la convinzione che La Spezia sia una città del Sud collocata al Nord per sbaglio, perché ha pregi e difetti di una città meridionale. 
Lavoro in un ambiente dove mi stimano. Mi sento gratificato e non vorrei mai lasciare un brutto ricordo di me. Voglio lasciare ai giovani di questa città un contributo importante e farlo in questa società mi rende orgoglioso e mi motiva al 100%.

Promesse del calcio ringrazia Pietro Fusco per la sua disponibilità e per la sua competenza in materia di giovani e gli augura una lunga carriera allo Spezia ricca di soddisfazioni.



© RIPRODUZIONE RISERVATA  -  28 NOVEMBRE 2014


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