VERSO LE FINAL EIGHT - TORINO

(di Michele Santoro)



Perdere una finale scudetto ai rigori è un boccone difficile da mandar giù. Lo sa bene il Torino che lo scorso anno, dopo una cavalcata esaltante, si è visto scippare il titolo dal Chievo Verona dagli undici metri. Ma non serve guardare al passato se si ha subito una possibilità di riscatto.


Il secondo posto di questa stagione è valso ai granata guidati da mister Moreno Longo, l’approdo diretto alle Final Eight; una qualificazione raggiunta grazie soprattutto ad un’ottima organizzazione difensiva: solo 24 le reti subite, miglior retroguardia del Girone A e terza tra tutte le formazioni primavera. Buona anche la fase offensiva con 57 gol all’attivo. L’italo-argentino Facundo Lescano (già impiegato da Ventura in Serie A) e il classe ’95 Claudio Morra, hanno saputo sopperire alla partenza del bomber Aramu.


Ancora una volta però, il fattore decisivo dovrà essere il “cuore granata”, con il quale è stato possibile stoppare avversarie di calibro superiore quali Juve e Fiorentina. 
Se in campionato il rendimento è stato molto positivo, deludenti sono state le partecipazioni alla Viareggio Cup (eliminati agli ottavi per mano dell’Atalanta ai calci di rigore) e in Coppa Italia, con la Juve che ai quarti ha fatto suo il derby. 


Punti di forza: la difesa, guidata da capitan Matteo Fissore è la migliore arma di questo Torino. Attenzione anche all’estro di Simone Rosso: i 13 gol di Morra e i 12 di Lescano sono anche merito suo. Infine i muscoli di Thiao e la rivelazione Federico Zenuni a centrocampo, potrebbero essere gli assi nella manica di Longo. 

Punti deboli: nei momenti di grande pressione la squadra dà l’impressione di poter crollare e i calci di rigore sono il vero incubo dei ragazzi granata. L’uscita dalla “Coppa Carnevale” (sempre a causa dei tiri dal dischetto), ha riaperto una ferita mai del tutto rimarginata: giocarsi in questo modo qualcosa di importante, potrebbe essere pericoloso.


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