CON... MAURO BORGHETTI - RESP. SETTORE GIOVANILE NOVARA



Grinta, carattere e dedizione al lavoro. Queste le qualità espresse in campo durante la sua carriera da calciatore e queste le qualità che vorrà sempre vedere ad ogni partita dai suoi ragazzi. Stiamo parlando di Mauro Borghetti, attuale Responsabile del settore giovanile del Novara ed ex bandiera di Varese e Tritum, intervistato in esclusiva da Promesse del Calcio.

PdC: Benvenuto su Promesse del calcio. Iniziamo la nostra intervista parlando un po' di lei: cosa ricorda dei suoi esordi e quali difficoltà ha incontrato prima di affermarsi come calciatore?
MB: Premetto che ho sempre fatto il giocatore professionista ancor prima di finire la scuola, perché riuscivo ad unire entrambe le attività. Detto questo, aggiungo che non ho mai giocato in Serie A e B, ma che in compenso ho fatto una gran quantità di partite in Serie C. Sicuramente lo ritengo un buon risultato personale e sicuramente oggi parliamo di un calcio diverso. Prima di essere un giocatore professionista - secondo me una delle attività più belle al mondo perché ti permette di giocare a calcio e pensare solo a quello - c'è stata tutta la fase del settore giovanile. Sono uno di quelli che, a livello giovanile, ha sempre giocato poco ed è stato penalizzato dalle scelte dei vari allenatori o responsabili, ma che alla fine ha ottenuto risultati inversi in prima squadra, giocando quasi sempre da titolare anche con differenti allenatori. La particolarità che ricordo e che può essere utile ai ragazzi del nostro vivaio è che, anche subendo situazioni penalizzanti, con costanza e impegno si realizza il sogno di diventare un giocatore professionista.

PdC: Invece da Responsabile del settore giovanile, quali sono le difficoltà che incontrano oggi i ragazzi che intraprendono questa strada?
MB: La difficoltà più grossa, dal mio punto di vista, è che c'è tanta fretta. Tutti i ragazzi del settore giovanile hanno ogni giorno esempi sul campo o in TV che aumentano la "fretta di arrivare" e la "fretta di dimostrare qualcosa". Ma spesso i ragazzi hanno tempi lunghi nella crescita e nel migliorare sotto ogni aspetto. La maggior difficoltà, in questi casi, è contenere l'ansia di arrivare velocemente. Se un ragazzo viene spostato in una categoria maggiore va tutto bene. Poi è normale che tutti gli altri vogliono ottenere lo stesso risultato e questo non sempre diventa possibile. Quindi sono anche queste dinamiche che rompono gli equilibri di un gruppo e indeboliscono la crescita dei ragazzi. 



PdC: A che punto è il vostro lavoro a Novara e che tipo di investimenti sono stati fatti o verranno fatti a livello giovanile?
MB: Quest'anno inizio la mia quinta stagione da Responsabile del settore giovanile. 5 anni fa eravamo una società di Serie A, una neopromossa, ma pur sempre in una condizione di piccola società del massimo campionato. Il progetto è iniziato a quelle condizioni, poi abbiamo subito delle retrocessioni e tutto quello che ne consegue dal punto di vista economico. Ma la società ha sempre cercato di tenere alto il livello del settore giovanile senza ridurre particolarmente i costi, ma cercando di dare importanza a quanto fatto fino a quel momento. Nonostante gli alti e bassi della Prima squadra, il settore giovanile è sempre rimasto competitivo e in grado di potersela giocare con chiunque, nonostante la superiorità economica di molte altre società. Qualche volta è andata bene, altre un po' meno. L'ultimo è stato l'unico anno in Lega Pro dei miei 5 anni a Novara e, a livello giovanile, abbiamo cercato di uscire fuori da questo contesto ottenendo 2 successi importanti e una partecipazione alla fase finale con i Giovanissimi, centrando l'obiettivo prefissato. Quest'anno ritorniamo nella fascia alta e la nostra pretesa è quella di essere la mina vagante dei tornei. Poi a fine campionato faremo le nostre valutazioni.

PdC: C'è qualche elemento del vivaio che verrà promosso in pianta stabile in Prima squadra?
MB: Lo scorso anno è stata l'occasione per promuovere il più alto numero di ragazzi dalla Primavera - che tra l'altro è andata ai play-off con gli stessi punti in campionato della Juve - in Prima squadra, "approfittando" della retrocessione in Lega Pro. Tanti ragazzi classe '95 e '96 si sono affacciati al discorso Prima squadra come Dickmann, Beye, Schiavi, tutti giocatori che poi hanno recitato un ruolo importante all'interno della squadra, giocando e vincendo un campionato. Quest'anno con la promozione in B, la distanza tra settore giovanile e Prima squadra forse è un po' aumentata e di conseguenza quello che abbiamo guadagnato lo scorso anno, probabilmente in questa stagione verrà perso. Però è tornato nella nostra Primavera Davide Derosa, difensore mancino, lo scorso anno nella Primavera del Milan, perché riteniamo che possa essere un giocatore in prospettiva anche in Serie B. Abbiamo anche Sana, ragazzo francese del '97 che è in ritiro con la Prima squadra. Quindi qualche elemento, capace di mantenere corta la distanza tra settore giovanile e Prima squadra, siamo convinti di averlo anche quest'anno.   

PdC: Come funziona la rete di scouting e quanta importanza date alle risorse del territorio?
MB: L'attività di scouting la reputiamo determinante. Più conosci il territorio e meglio puoi valutare un ragazzo prima di altri e acquisire un vantaggio che in altre situazioni non avresti. Un'ottima rete scouting è composta da più persone, ma ha dei costi che non sempre è facile sostenere. Realtà più grandi del Novara si possono permettere di gestire territori più ampi, con dei costi maggiori e ottenere anche più risultati. Noi viviamo di relazioni con le società e di rapporti con gli agenti che propongono i calciatori e abbiamo una persona di fiducia che si muove nel nostro territorio di competenza, cioè in Piemonte e nella zona di Milano e Lombardia, dove riteniamo la possibilità di trovare ragazzi interessanti sia maggiore. Preferiamo lavorare soprattutto in quest'ultima area per questioni di vicinanza con Novara. Concludo dicendo che non abbiamo una vera e propria rete scouting, ma molti rapporti e conoscenze che ci portano ad avere indicazioni riguardanti ragazzi interessanti. Resta il fatto che questo è un aspetto dell'azienda calcio molto importante. 

PdC: Un nome per il futuro?
MB: Abbiamo finito l'ultima stagione con ottimi risultati. La categoria Giovanissimi ha finito l'anno con meno titoli, solo perché ha avuto il compito più difficile. Un ragazzo meritevole di segnalazione, senza nulla togliere agli altri, è sicuramente Matteo Stoppa, classe 2000 che quest'anno è andato molte volte a segno. Attaccante esterno o trequartista, è dotato di grande talento, ma non di grande fisicità. Può sembrare strano, ma proprio grazie al suo fisico brevilineo è riuscito ad essere determinante per tutta la passata stagione e anche quella precedente. Penso sia un ragazzino meritevole di nota perché basa tutto il suo gioco sul talento.

PdC: Infine le chiedo: potendo, cosa migliorerebbe nella gestione dei settori giovanili italiani?
MB: Non è facile stabilire cosa andrebbe migliorato. Oltre alle persone che gestiscono, responsabili, dirigenti e allenatori, nel settore giovanile italiano c'è bisogno di strutture più adeguate. Anche lo staff medico deve essere all'altezza di poter gestire un gruppo di ragazzi che fanno attività sportiva e che hanno bisogno di spazi e di essere seguiti. Penso che bisogna partire da questi principi, ragionando sul fatto che poi questi ragazzi avranno un contesto dove poter crescere e di conseguenza le persone che li gestiscono potranno avere richieste e pretese sulle loro prestazioni. Spesso si chiede a questi ragazzi risultati immediati, ma poi vedi campi di allenamento e spogliatoi non all'altezza, oppure capita che un ragazzino con un problema fisico ci mette 3 mesi prima di fare un esame clinico, causando giustamente anche il malumore della famiglia. Purtroppo quando delle società devono ridurre i costi, per prima cosa tagliano i fondi al settore giovanile, perché è qualcosa di poco eclatante. Io partirei dal risolvere quest'aspetto. 
Nel nostro piccolo abbiamo avuto soddisfazioni sportive e raggiunto risultati pieni con due categorie, cercando sempre di essere a disposizione dei nostri ragazzi, con un centro sportivo che ci permette di gestire tutte le attività. Tutte le nostre squadre sono nella stessa struttura - legata all'attività del presidente - e questo, nel nostro piccolo, velocizza tante situazioni per la crescita dei ragazzi.   


© RIPRODUZIONE RISERVATA  -  27 LUGLIO 2015




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