CON... GIULIO PELATI - ALLENATORE ROBUR SIENA BERRETTI

(di Marco Fanuli)



"Sono cambiati direttori, presidenti e dirigenti, ma io sono sempre qui. Tutti conoscono me e tutti conoscono il mio modo di lavorare. Lavoro sempre per il Siena e mai per me stesso."

Sono parole che colpiscono per la loro schiettezza e allo stesso tempo per la loro autorevolezza. Certo, perché a pronuciarle è stato Giulio Pelati, allenatore della Berretti e colonna portante del settore giovanile della Robur Siena, società neo promossa in Lega Pro e nata dopo il fallimento del Siena Calcio nell'estate 2014. Nell'intervista esclusiva di Promesse del calcio, un viaggio tra passato, presente e futuro in una delle società toscane storicamente più importanti, pronta a risorgere nonostante le difficoltà. 

PdC: Benvenuto su Promesse del calcio. Più di 25 anni a Siena e tante categorie allenate dal 1989 ad oggi. Qual è la fascia d'età con la quale ha avuto più difficoltà?
GP: Dipende. Credo che le maggiori difficoltà si hanno con i più piccini, perché si lavora sulle basi e i fondamentali, oltre ad un discorso tecnico e un principio di tattica. Quando sono arrivato a Siena allenavo gli Allievi Nazionali, due anni fa la Primavera, poi gli Esordienti e tutte le altre categorie. Devo dire però che con i più piccoli è più difficile lavorare, perché ci vuole più pazienza, mentre con i più grandi può risultare più complicata la gestione. Ma fortunatamente non ho avuto mai questi problemi.

PdC: Nell'arco della sua carriera a Siena ha vissuto tante situazioni societarie difficili, passando dalla Serie A al campionato dilettanti. Quanto ne ha risentito il settore giovanile?

GP: Io ho vissuto tutto. In questi anni il nostro settore giovanile è stato distrutto e quello che avevamo costruito è stato letteralmente demolito. Col fallimento, i giocatori si sono svincolati e ovviamente sono andati tutti via. Lo scorso anno, giocando in Serie D, non avevamo quasi niente. Siamo riusciti a metter su una squadra di Juniores sotto età con i classe '98. Abbiamo fatto benissimo e vinto il campionato nonostante tutte le difficoltà che abbiamo avuto nel costruire la squadra. La priorità è stata quella, perché era obbligatorio iscrivere una Prima squadra e una formazione Juniores. Poi con gli altri allenatori abbiamo costruito altre 2 squadre di Allievi provinciali, ma di bassa qualità. 

PdC: E quest'anno come si riparte?

GP: Dobbiamo iscrivere obbligatoriamente una squadra Berretti, una di Allievi e una di Giovanissimi. Stiamo ricostruendo da quello che rimane della vecchia squadra. Quindi la vera ripartenza sarà quest'anno.  

PdC: La società ha messo a segno 2 importanti colpi di mercato anche in prospettiva: Lorenzo Paramatti ('95) e Simone Bastioni ('96). Ci sarà spazio in Prima squadra anche per qualche ragazzo che allenato lo scorso anno?

GP: Sinceramente seguo poco la Prima squadra. Dei miei ragazzi, onestamente, non ci sono elementi pronti a questo salto perché lo scorso campionato abbiamo giocato sotto età con i classe '98 e gli unici 4-5 ragazzi classe '97 che avevamo sono stati mandati a giocare nel campionato Berretti. In questo momento mi sembra un po' prematuro far giocare dei '98 in Lega Pro.



PdC: Alla luce della ricostruzione che sta avvenendo in società, cosa si aspetta dalla prossima stagione?

GP: Quest'anno avrò la Berretti. Cercheremo di ripartire da una base di 8 giocatori. Ne dobbiamo prendere altri 13-14, poi durante l'anno lavoreremo coi ragazzi per la ricostruzione in modo da arrivare a marzo/aprile con le idee ben chiare. Al momento stiamo ancora osservando giocatori ed è chiaro che siamo nettamente indietro rispetto alle altre società. 

PdC: Ritornando alla sua carriera, quali giocatore sono stati valorizzati maggiormente?

GP: Di giocatori ne ho visti davvero tanti e ho sempre cercato di valorizzare tutti i giovani che ho allenato. Nel 1991, nel mio secondo anno a Siena, presi Fabrizio Stringardi dal Grosseto, venduto poi al Torino per 180 mln di Lire. Lui ha fatto tutto il percorso nelle giovanili del Torino arrivando in Nazionale U15 e U16. Negli anni a seguire ricordo Walter Lapini che venne ceduto per 400 mln alla Roma, Emiliano Biliotti per 280 mln alla Spal, Stefani per 200 mln all'Udinese, Bianchi per 280 mln al Venezia. Nel 1995 vendemmo 2 ragazzi degli Allievi al Milan per 300 mln. Negli ultimi anni abbiamo valorizzato Pierluigi Cappelluzzo dal Verona, poi l'anno scorso anche Brian Vassallo, un portiere del '98 venduto all'Inter e girato in prestito al Parma dove ha fatto tutto il campionato da titolare. E poi tanti altri, come Andrea Gallo e Jacopo Strano ceduti all'Empoli. Purtroppo si sono persi in tanti, ma le considero comunque tutte delle vittorie, perché a livello giovanile sono stati valorizzati, al di là dei loro risultati personali lontani da Siena.


PdC: Migliorerebbe qualcosa nella gestione dei settori giovanili italiani?
GP: Il vero problema sono le strutture. Io sono qui da 26 e ancora non abbiamo strutture e campi di proprietà dove poterci allenare, crescere e migliorare. Siena purtroppo è una città particolare: c'è solo il Palio e la Banca Monte dei Paschi, che attualmente è anche in difficoltà. Da qui sono transitati moltissimi soldi, ma non è stato mai fatto un investimento serio. I presidenti che ha avuto il Siena, sono arrivati qui solo grazie alla Monte dei Paschi e sono sempre durati 1 o 2 anni, senza dare mai continuità al progetto. L'Empoli, ad esempio, ha un gran settore giovanile perché ha una sua struttura e un presidente in carica da quasi 30 anni. Stesso discorso vale per il Chievo che con Campedelli ha dato continuità al progetto. Il problema serio, per me, rimane l'inadeguatezza delle strutture. Ovviamente non possiamo fare paragoni con Milan, Inter o Juventus. Il Milan ha Milanello, l'Inter Appiano Gentile e la Juve uno Stadio di proprietà che gli permette di fare investimenti. La realtà è che la maggior parte delle società italiane sono ancora in serie difficoltà.


© RIPRODUZIONE RISERVATA  -  3 AGOSTO 2015


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