CON... GIANPAOLO CASTORINA - ALLENATORE VIRTUS ENTELLA PRIMAVERA

(di Marco Fanuli)



Arrivato a Chiavari 7 anni fa in Eccellenza, nel giro di 2 anni ha raggiunto la promozione in Lega Pro e appeso le scarpe al chiodo, continuando la sua esperienza ligure in panchina al fianco di mister Bacci proprio nel primo anno di Lega Pro in seconda divisione. L'anno successivo ha guidato i Giovanissimi Nazionali in campionato, maturando esperienza e fiducia da parte della società che gli ha affidato, da quest'anno, la panchina della Virtus Entella Primavera. Oggi Promesse del calcio incontra Gianpaolo Castorina, tecnico milanese, che insieme ai suoi ragazzi vive un momento di massimo entusiasmo grazie al primo posto nel Girone A del Campionato Primavera


PdC: Mister, primo posto in campionato e partenza super dei suoi ragazzi. Qual è il segreto?
GC: Deve sapere che nel calcio non ci sono grossi segreti. Questi ragazzi hanno aperto il loro cuore a quello che cerchiamo di mettere in campo tutti i giorni attraverso gli allenamenti. È un gruppo eccezionale, un gruppo con la “G” maiuscola, perché anche i ragazzi che in questo momento hanno trovato poco spazio, mettono grandissima intensità e qualità durante gli allenamenti. Quindi il segreto è proprio questo spirito di gruppo che sono riusciti a creare, sentendosi tutti protagonisti e nessuno indispensabile.


PdC: E poi la storica vittoria interna contro la Juventus di Grosso. Si sarebbe aspettato un risultato simile alla vigilia?
GC: Sicuramente siamo arrivati a questo incontro in un momento molto positivo, che ha dato certe convinzioni ai ragazzi. Pian piano si sono resi conto che con sacrificio e umiltà anche loro possono giocarsela con chiunque. Poi quando si sta bene e si attraversa un  bel periodo - anche con risultati differenti dalle 4 vittorie di fila - tutto è più semplice. In questo gruppo si percepisce proprio la voglia e il piacere di stare bene insieme. Credo molto in questi valori, al di là delle qualità individuali che alcuni giocatori hanno rispetto ad altri, perché la squadra è formata anche di gregari, di gente di qualità e di persone che danno sempre il loro contributo.

PdC: Eroe di giornata è stato il classe '98 Francesco Puntoriere. Ci può dire qualcosa di più su di lui e sulle sue qualità?

GC: È un un ragazzo che proviene dalla Reggina e che giorno dopo giorno lavora per migliorarsi. Lo fa con la spensieratezza di un ragazzo della sua età, di un diciassettenne che ha solo voglia di giocare a calcio. Tutti i nostri ragazzi hanno un obiettivo che però non è un’ossessione. Poi le doti atletiche di Francesco, associate a qualche buona giocata tecnica (magari ancora da migliorare), fanno di lui un giocatore su cui l’Entella potrà puntare magari tra qualche anno.

PdC: Nonostante l'avvio positivo immagino ci sarà ancora da lavorare con questi ragazzi. In cosa dovete migliorare?

GC: Dobbiamo sicuramente crescere sotto diversi aspetti. La squadra comunque riconosce i suoi limiti e questa forse è la nostra forza. Ad esempio l’attaccante che finisce l’azione con una conclusione in porta è il primo che si adopera ad una rincorsa. Questo è un grado di maturità che non ci aspettavamo e che i ragazzi ci stanno facendo scoprire. Dobbiamo ancora crescere sotto l’aspetto della gestione della palla e nei momenti di sacrificio. Anche in queste prime partite abbiamo avuto occasioni per chiudere le gare prima e non l’abbiamo fatto. Quindi serve un mix di crescita, ma ci stiamo lavorando.

PdC: Chi l'ha sorpresa di più tra i suoi ragazzi? Vede qualcuno pronto per il salto in Prima squadra?

GC: Sinceramente ci sono tantissimi ragazzi che hanno avuto la fortuna e il coraggio di dimostrare il proprio valore. Con i giovani è così: oggi vedi qualità in uno che il giorno dopo non ritrovi. Questi sono ragazzi che vivono spesso di momenti. Ci sono stati sicuramente giocatori più importanti di altri e giocatori che sembrava non dovessero partire da titolari e che invece hanno sostituito compagni infortunati in maniera dignitosa. Basta vedere le prime 4 giornate, giocate quasi sempre dagli stessi giocatori. Quando poi sono tornati gli infortunati hanno aspettato pazientemente il proprio turno. Ripeto, giocatori importanti tanti, ma sempre grande atmosfera di gruppo.

PdC: Parlando un po' di lei, ricordiamo che si è formato come calciatore nel settore giovanile del Milan. Questo ha influito anche nella sua carriera da allenatore?

GC: Assolutamente sì, perché ho avuto la fortuna di far parte del settore giovanile del Milan negli anni ‘90, uno dei fiori all’occhiello del calcio giovanile italiano e lì ho acquisito quasi tutto il mio bagaglio di esperienza che oggi cerco di trasmettere ai miei ragazzi: la cultura e la serietà del lavoro. In certi ambienti impari anche quando osservi i giocatori della prima squadra in allenamento. Penso e credo che l’Entella, fra qualche tempo, potrà rappresentare per qualcuno quello che per me ha rappresentato il Milan, ovviamente con le dovute proporzioni. Posso tranquillamente affermare che in questi 5 anni di settore giovanile qui a Chiavari, ho assistito ad una crescita favolosa.


PdC: Una squadra che complessivamente avrà stupito anche lei per voglia e solidità. Quanti sono i meriti del progetto "Tutor Lab" in tutto questo?
GC: I meriti di questo progetto sono la cura che si ha verso i ragazzi che arrivano da lontano e questa non è una cosa banale. Credo che sono poche le società che seguono i ragazzi anche al di fuori del campo da gioco, lasciando serene anche le loro famiglie, spesso lontane. In questo modo è sereno anche il ragazzo che quindi deve pensare solamente a giocare a calcio. Dalle altre parti non è proprio così anche se molti fanno credere questo. Da noi la società ci mette a disposizione ragazzi sempre sereni e pronti per giocare a calcio, curando anche l’aspetto scolastico e le problematiche legate alla loro età.

PdC: Il Tutor Lab può essere sicuramente un'inizio. Ma come può migliorare il settore giovanile italiano secondo lei?

GC: Innanzitutto bisognerebbe aumentare il tempo degli allenamenti perché i ragazzi hanno bisogno di “campo” e di proposte di allenamento dove ci sia spesso il pallone. E poi per quanto riguarda gli istruttori e le società, a volte devono avere più coraggio ad utilizzare giocatori del settore giovanile, soprattutto italiani e farli sbagliare anche in maniera eclatante. I ragazzi a quest’età, hanno bisogno di giocare e di fare esperienza anche attraverso gli errori: sono convinto che un ragazzo che oggi sbaglia, nella partita successiva sbaglierà un po’ meno e così via, finché non arriva a capire il problema, correggendo le proprie carenze.


©RIPRODUZIONE RISERVATA - 14 OTTOBRE 2015
(foto da entella.it)


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