MOISE KEAN BIOTY - 28/02/2000 - ITALIA/COSTA D'AVORIO


di Marco Fanuli - Il Fatto Quotidiano

Di solito non amo parlare di ragazzi molto giovani. Oggi, però, provo sensazioni simili a quelle avute quasi un anno e mezzo fa, quando parlai di un giovanissimo portiere U16 di talento.
Da qualche mese circola voce che il vivaio della Juventus porta in grembo un'altra promessa italiana del calcio, per molti "il nuovo Balotelli". Ma non chiamatelo così, vi prego. Moise Kean, a mio avviso, può sicuramente ambire a prestazioni più convincenti rispetto quelle mostrate in questi anni da Supermario. Che poi, dimenticando il suo passato nella Primavera interista, di super si è davvero visto ben poco.

Kean non ama aspettare che la sfera gli arrivi tra i piedi e ciondolare nel campo a mo' di pupazzetto del Subbuteo. Al contrario, cerca sempre di aiutare anche i compagni che agiscono qualche metro più indietro di lui o di trovare la posizione più adatta per ricevere palla e far esplodere la sua potenza fisica - meglio in posizione centrale o defilato sulla fascia sinistra - sfruttando la progressione palla al piede negli spazi, senza mai disprezzare la manovra corale. Una corporatura in crescita al pari del talento, esaltato a sua volta, da tutte le componenti che fanno di lui un giocatore offensivo: corsa, dribbling, visione di gioco e conclusione (molto abile anche nel gioco aereo). Qualità che fanno del classe 2000 italo-ivoriano un attaccante completo e di prospettiva, con caratteristiche e movenze che personalmente ricordano molto il Suazo visto in Italia con la maglia del Cagliari.


Nonostante sia stato quasi sempre impiegato sotto età, la sua prerogativa è stata fin da subito la freddezza sotto porta. Troppo forte lo scorso anno nei Giovanissimi (una media di 2 gol a partita) e ugualmente impressionante quest'anno con gli Under 17: 13 gol in 12 partite il suo bottino. In nazionale dal marzo 2015 con le rappresentative U15, U16 e U17 ha già collezionato 11 presenze mettendo a segno 5 reti. Ma ad oggi, nella sua neonata carriera da calciatore, forse il regalo più gradito è stato quello fattogli dall'allenatore della Primavera Fabio Grosso, che lo ha voluto con se in panchina nella vittoriosa sfida di Youth League contro il Manchester City, ma anche e soprattutto - durante la stessa competizione - in casa del Siviglia, regalando in quell'occasione al ragazzo vercellese 6 minuti d'Europa in bianconero. Pochi all'apparenza, ma molto importanti nella sostanza, come a dire: "Ragazzo, con questa maglia addosso l'Europa sarà casa tua".

Il Torino se l'è fatto soffiare dai bianconeri quando viveva ancora il suo decimo anno di vita (e tifava Milan), brava poi la società di C.so G. Ferraris a respingere le lusinghe delle big inglesi e a cambiare in sostanza la sua fede calcistica. La strada è quella giusta, a patto che venga cancellata dalla sua immagine la "figurina" di Balotelli, idolo complicato di un ragazzo certamente esuberante, ma sempre ben voluto e rispettato da tutti, compagni, avversari, dentro e fuori dal campo.



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