CON... GIANLUCA PACCHIAROTTI - EX PORTIERE RECORDMAN E ALLENATORE

(di Marco Fanuli)



Aveva appena 16 anni e 192 giorni quando l'allora allenatore del Pescara, Gustavo Giagnoni, lo mandò in campo nella gara di Perugia al posto di Carlo Pirri. Per Gianluca Pacchiarotti - ospite di oggi su Promesse del Calcio - fu un giorno indimenticabile perché coincise con il suo battesimo in Serie A e non solo: quel giorno divenne anche il più giovane portiere ad aver esordito nella massima serie
Ancora oggi il suo record è rimasto intatto, minato ultimamente dal solo portiere rossonero "Gigio" Donnarumma, che con i suoi 16 anni e 8 mesi ha recentemente sfiorato l'invidiabile primato datato 9 marzo 1980, ancora oggi fonte d'orgoglio dell'ex estremo difensore biancazzurro.    


PdC: Benvenuto su Promesse del Calcio. I record sono fatti per essere battuti e quest'anno con Donnarumma ci siamo andati molto vicini: crede passerà ancora tanto tempo prima di aggiornare questa statistica che la vede primeggiare da ben 36 anni?
GP: Questo è difficile dirlo. A me fa sempre piacere essere ricordato per questo record anche perché faccio ancora parte del mondo del calcio. Naturalmente sono tempi diversi, ma mi auguro che qualcuno possa batterlo, perché significherebbe mettere in mostra le qualità di un altro ragazzo italiano. Non dimentichiamo che negli ultimi anni la tendenza a portato ad acquistare portieri provenienti dall'estero, quindi una rivalutazione del Made in Italy la troverei sicuramente positiva.

PdC: Cosa pensa dell'estremo difensore del Milan? È lui il più forte portiere emergente?
GP: Considerando il fatto che compirà 17 anni il 25 febbraio e che difende la porta di una delle più prestigiose squadre al mondo, in un ambiente certamente non semplice per un giovane della sua età, penso sia il miglior portiere in circolazione tra gli under 21. 


PdC: Cosa ha significato per lei affrontare un monumento del calcio come Maradona e farlo ad un'età relativamente giovane?
GP: Quando affrontai il grande Maradona avevo 21 anni e questo episodio lo posso classificare come il più importante di tutta la mia carriera sportiva. Successivamente non ho avuto un exscursus prestigioso, quindi aver affrontato un giocatore di questo livello penso sia comunque gratificante indipendentemente da quello che è stato il mio percorso. Poi aver fatto parte di quel periodo calcistico per me è sicuramente un ricordo importante.

PdC: Che differenze ci sono tra gli attuali metodi di preparazione di un portiere con quelli che ha vissuto lei durante la carriera da calciatore?
GP: Ho iniziato a fare l'allenatore dei portieri all'età di 32 anni, però sono rimasto in attività, con doppio ruolo, fino ai 40 anni. Quindi ho iniziato ad allenare nel 1994/'95 e negli ultimi vent'anni ho visto moltissimi cambiamenti. Quando giocavo io non esisteva ancora la figura professionale del preparatore dei portieri, ma nelle società più prestigiose erano presenti ex portieri che si davano da fare per allenare i quelli presenti in squadra. Questa mi è sembrata subito una cosa molto positiva. Le innovazioni nel calcio sono molto importanti, così come quelle nella preparazione dei portieri. Però, se si tende a standardizzare questo tipo di preparazione - una moda molto diffusa negli ultimi anni - penso sia controproducente, perché un allenatore dei portieri non deve copiare un collega o le mode del momento, ma avere una propria metodologia e una propria impostazione. Io mi considero all'avanguardia nonostante alleno ragazzi a livello dilettantistico, cercando di mantenere sempre la mia identità nei metodi d'allenamento. Spesso a causa di certi preparatori, ad un portiere mancano le basi del ruolo, nonostante sia consapevole che oggi il calcio è cambiato e di conseguenza anche il modo di giocare per un portiere.   

PdC: Il ruolo di dodicesimo è, a mio parere, un ruolo che nell'arco della stagione può risultare determinante, storicamente sempre ben voluto nello spogliatoio a parte qualche eccezione. Chi è stato il miglior n° 12 italiano della storia?

GP: Nel campionato italiano ci sono stati tantissimi giocatori con grandi qualità mai espresse fino in fondo. Negli ultimi anni Marco Storari (dodicesimo di Buffon alla Juve tra il 2010 al 2015 - ndr) è stato forse il migliore. Se poi andiamo indietro nel tempo ricordo sempre William Vecchi, un ottimo portiere che negli anni '70 è stato secondo nel Milan, oppure Luciano Bodini che alla Juve si alternava con Stefano Tacconi. Comunque nei tempi moderni penso sia stato proprio Storari il dodicesimo con più qualità. 

PdC: Come si fa a mantenere l'autostima sapendo di essere una seconda scelta per il proprio allenatore e che c'è il rischio di non giocare nemmeno una gara nell'arco della stagione?

GP: Il rischio di non giocare c'è. Mi riferisco soprattutto alle squadre che non giocano le coppe in Europa, le cosiddette provinciali. Però oggi, con i nuovi ritmi del calcio e con allenamenti sempre più frequenti, i portieri sono più esposti agli infortuni. Quindi, a  mio avviso, ci sono più possibilità anche per le riserve, di giocare e mettersi in mostra durante la stagione.



PdC: Secondo lei l'Italia è ancora la patria dei portieri?

GP: Penso si debba fare un doveroso passo indietro. Ci sono tanti portieri bravi e credo che l'Italia sia da anni la migliore in materia di preparazione. Purtroppo le leggi di mercato ed altre normative - come i fuori quota in Serie D - spesso non permettono una crescita nel ruolo, ma rimango convinto che nei prossimi anni il Made in Italy tornerà di moda, perché ci sono tanti ragazzi interessanti che giocano in Serie B, in Lega Pro o nei Dilettanti con enormi qualità. Io credo ancora nella scuola italiana e oggi la presenza di Donnarumma ne è testimonianza.


PdC: Perché ha accettato il compito di allenare la FISPIC (Federazione Italiana Sport Paraolimpici Ipovedenti e Ciechi)?  
GP: Nella FISPIC (visita il sito) ricopro il ruolo di allenatore dei portieri, ma quest'anno nella squadra dei "non vedenti", i portieri sono vedenti. L'invalidità riguarda soltanto i giocatori in campo, ma questo non ci impedisce di avere un rapporto diretto con loro, anche perché lavoriamo sempre a stretto contatto. Approfitto di questa intervista per ricordare che la FISPIC ha bisogno di molta promozione nel mondo dello sport. La nostra è un'attività internazionale, lo scorso anno siamo stati ai Mondiali di Seul (Corea del Sud) conquistando il bronzo. Vogliamo far capire all'Italia intera che esiste questo movimento e ci aspettiamo tanto sostegno perché siamo una Nazionale a tutti gli effetti e rappresentiamo l'Italia sia in patria che all'estero. Per me un'esperienza di vita importante.

PdC: Per finire 2 domande sulla stagione del Pescara: crede nella promozione in A? E chi tra i giovani in rosa l'ha impressionata di più?

GP: Se continua a giocare a questi ritmi, penso che questa squadra arriverà fino in fondo, considerando il fatto che gioca anche un bel calcio e che tiene molto bene il passo di Cagliari e Crotone, al momento le più indiziate per la promozione. Oggi non ho più contatti all'interno dell'ambiente pescarese, ma mi auguro di vederla presto in Serie A, anche per tutti i tifosi che seguono il Pescara.
Poi tra i giovani penso che Mandragora sia il giocatore più talentuoso e di prospettiva che il Pescara ha attualmente in rosa, anche se è stato già acquistato dalla Juve per il prossimo anno.



Commenti