JUSTIN KLUIVERT - 05/05/1999 - OLANDA




di Wouter Pennings

Riguardo la storica Academy dell’Ajax si hanno, grosso modo, due tipi di sensazioni. C’è chi la elogia per la inarrestabile produzione di talenti, ma c’è anche chi - come in passato Johan Cruijff - l'ha criticata per aver formato ragazzi con qualità insufficienti per poter competere, ad alti livelli, nel calcio europeo. Di fatto, accade spesso che un giocatore cresciuto ad Amsterdam, trascorra un periodo di difficoltà subito dopo aver vissuto l'esordio tra gli applausi e grandi aspettative da parte dei propri tifosi. Quindi parliamo di bicchiere mezzo pieno o di bicchiere mezzo vuoto?

C’è un unico episodio (datato 1994) che unisce fortemente il pensiero di tutti i tifosi dei Lancieri e che porta il nome di Patrick Kluivert. Oggi, finalmente, sembra essere arrivato il suo erede. Il danese Kasper Dolberg ha militato solo per 1 anno sui campi del "Centro Sportivo De Toekomst", quindi non può essere considerato in pieno un "made in Amsterdam". A questo punto l’erede di Patrick non può che essere il figlio: Justin Kluivert

Una storia non certo paragonabile alla favola del padre, che neanche 19enne, regalò col piede mancino una Champions League al suo allenatore Louis van Gaal, che solo 10 mesi prima lo aveva lanciato come l'anti-Ronaldo (il Fenomeno, finito ai rivali del Psv Eindhoven). Una vicenda destinata a non ripetersi anche perché le olandesi, in questa stagione, non hanno ottenuto la qualificazione alla fase a gironi di Champions. Eppure in qualcosa Justin ha già superato il padre.



Nato il 5 maggio 1999, quando Patrick finiva la sua prima stagione nel Barcellona (dopo l'infelice parentesi al Milan), la punta esterna ha trovato l'esordio in Eredivisie a soli 17 anni contro lo Zwolle, dopo aver giocato un paio di partite con l’Ajax U21 nella seconda divisione olandese (risultando sempre decisivo con gol e assist) ed essere stato convocato in Prima squadra - senza scendere in campo - per la partita contro il Twente. Ovviamente la strada è ancora lunga e in pochi, nell'Academy, hanno dimostrato del vero talento (Ryan Babel è un altro di questi). Ma la somiglianza - non solo fisica - di Justin Kluivert a suo padre fa ben sperare, in quanto possiede già qualità tecniche e un tiro potente molto sviluppato. Inoltre, lo storico 4-3-3 dei Lancieri, spinge il ragazzo ad essere non solo forte e versatile, ma anche intelligente e bravo nel creare spazi per i compagni. E c’è già qualche disfattista che crede che, se Justin non esploderà nei prossimi mesi, non lo farà più nessuno in quel di Amsterdam.

Misura quasi 10 cm in meno del padre, è più veloce, più mobile e dotato di un dribbling incredibilmente efficace. Manca forse ancora in personalità. La sua carriera, come spesso accade ai gioielli del vivaio dell'Ajax, è in forte ascesa, tanto da essere utilizzato spessissimo da tecnico Peter Bosz, lo stesso che non ha esitato a far vivere al giovane figlio d'arte un’esperienza molto amara: siamo nella gara d’andata degli sedicesimi di finale di Europa League. Legia Varsavia e Ajax sono ferme sullo 0-0 quando Justin, al minuto 73, trova l'esordio in Europa. 8 minuti più tardi Kenny Tete viene espulso per doppia ammonizione e il tecnico dei Lancieri è costretto a sostituirlo con l'esperto difensore Westermann. Insomma, se mentalmente reggerà pressioni e delusioni simili già alla sua età, siamo sicuri di vederne delle belle!

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