SI PUÒ MIGLIORARE IL SETTORE GIOVANILE ITALIANO? - PARTE IV

di Marco Fanuli

Dalla maggior fiducia nei giovani, alla "diminuzione del tempo" nei settori giovanili, passando per un netto miglioramento delle strutture di allenamento. Questi i temi trattati e le proposte di Francesco Palmieri, Ernesto Savini e Giulio Delpini, nella PARTE IV della nostra rubrica volta a rilanciare il settore giovanile italiano. 

Francesco Palmieri
 
(Responsabile del settore giovanile - Sassuolo)
 

"Le società italiane devono credere un po' di più nei giovani che provengono dal settore giovanile. Si parla sempre tanto di settore giovanile, ma poi nei fatti si crede sempre troppo poco. Questa è la realtà. E poi, secondo me, bisogna dare un'idea e un'identità comune a tutte le squadre di una società. Ma se poi non ricevi aiuti anche dall'alto è tutto "tempo buttato". Penso che tutte le squadre italiane, grandi, medie e piccole, debbano avere determinate possibilità per far crescere i ragazzi. Questo non vuol dire che tutti possono o devono diventare calciatori, però crederci un po' di più aiuterebbe i ragazzi a fare percorsi un tantino diversi."


Ernesto Salvini (Direttore generale e Responsabile del settore giovanile - Frosinone) 
"Sotto questo aspetto sono sempre in polemica col mondo. In futuro vorrei diventare il presidente del settore giovanile nazionale per un paio d'anni in modo da abbassare l'età delle categorie, cioè fare in modo che i calciatori all'ultimo anno di Allievi diventino Primavera, perché è assurdo vedere ancora giocatori ventenni partecipare ai campionati giovanili. Quindi se dovessi trovare una cosa da migliorare, fermo restando che ce ne sarebbero tante altre, ripeto che abbasserei l'età della categoria Primavera e di conseguenza anche quelle degli Allievi. Credo che in Primavera debbano giocare ragazzi di 16 anni compiuti, in modo che a 18 anni o sei dentro o sei fuori."


Giulio Pelati (Allenatore Berretti - Robur Siena) 
"Il vero problema sono le strutture. Io sono a Siena da 26 e ancora non abbiamo strutture e campi di proprietà dove poterci allenare, crescere e migliorare. Siena purtroppo è una città particolare: c'è solo il Palio e la Banca Monte dei Paschi, che attualmente è anche in difficoltà. Da qui sono transitati moltissimi soldi, ma non è stato mai fatto un investimento serio. I presidenti che ha avuto il Siena, sono arrivati qui solo grazie alla Monte dei Paschi e sono sempre durati 1 o 2 anni, senza dare mai continuità al progetto. L'Empoli, ad esempio, ha un gran settore giovanile perché ha una sua struttura e un presidente in carica da quasi 30 anni. Stesso discorso vale per il Chievo che con Campedelli ha dato continuità al progettoIl problema serio, per me, rimane l'inadeguatezza delle strutture. Ovviamente non possiamo fare paragoni con Milan, Inter o Juventus. Il Milan ha Milanello, l'Inter Appiano Gentile e la Juve uno Stadio di proprietà che gli permette di fare investimenti. La realtà è che la maggior parte delle società italiane sono ancora in serie difficoltà.


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