CON... DENIS FIORIN - RESP. SETTORE GIOVANILE PORDENONE


di Alessandro Iacobelli

"Luci a San Siro". Roberto Vecchioni è la voce delle serate romantiche. La sfida tra Inter e Pordenone non è stata solo una semplice partita di Coppa Italia. Per la città friulana si è trattata di una pagina di storia scritta con mister Colucci in panchina, Stefani e Berrettoni in campo. Sugli spalti 4.000 cuori battevano all’unisono. Un esercito di giovani calciatori con gli occhi lucidi alla Scala del Calcio.

All’ombra del Duomo di San Marco vogliono rivoluzionare l’interpretazione del calcio giovanile, a partire dai più piccoli. Divertimento e applicazione a braccetto. Insomma, dove non arriva la scuola ci pensa il Pordenone Calcio, perché fare attività di settore giovanile in Serie C è un’impresa ardua. Esiste però un’isola felice. Un sodalizio che investe con oculatezza in strutture, istruttori competenti e razionalità organizzativa.

Nell'intervista esclusiva di oggi su Promesse del Calcio, il Responsabile del vivaio neroverde Denis Fiorin, ci parla della cantéra friulana. Da leggere con gusto e attenzione.




PdC: Una notte da sogno quella di San Siro. Come è stata vissuta dal Settore Giovanile del Pordenone la storica sfida contro i nerazzurri?
DF: Abbiamo organizzato, come vivaio, 10 pullman. Tra famiglie e tesserati, dai bambini alla Berretti, eravamo circa 550 persone. Tutti i nostri ragazzi hanno partecipato con la tuta di rappresentanza. Nel pomeriggio, inoltre, due delle nostre squadre - grazie a rapporti ottimi con la società interista - hanno affrontato delle amichevoli con le selezioni U14 e U15 nerazzurre al Centro Sportivo dell'Enotria (società milanese affiliata all'Inter - ndr). Sinceramente, prima della partita di Coppa, non pensavamo di poter giungere fino ai rigori facendo un figurone. Questo grande entusiasmo forse lo abbiamo pagato nella gara di campionato contro il Renate dove abbiamo perso in modo inspiegabile. A livello giovanile, però, è stata un’esperienza davvero importante. Per molti è stata la prima volta a San Siro con i rispettivi genitori. In fondo abbiamo assaporato certi valori genuini.

PdC: Concentriamoci ora sull’aspetto organizzativo del vivaio neroverde. In quali strutture ospitate i giovani talenti?
DF: Attualmente annoveriamo 24 squadre più 3 compagini di calcio femminile. In totale abbiamo circa 300 tesserati. Rilevante è la figura di Alessandro Zuttiol, Responsabile della Scuola Calcio. Praticamente il mio braccio destro per i più piccoli, una fascia ritenuta da noi fondamentale negli ultimi 2 anni, con un lavoro rivoluzionario rispetto ad altre realtà. Svolgiamo attività presso il centro sportivo “Bruno De Marchi” dove la Prima Squadra si allena nel primo pomeriggio con la Berretti nei 4 campi a disposizione. Poi dalle 17 alle 19 è il turno dei più piccoli, dai 2005 ai Primi Calci. Inoltre utilizziamo anche una palestra interna. Per le formazioni nazionali dall'U15 all'U17 possiamo usufruire dei campi sussidiari vicino lo Stadio, nei pressi della stazione. L’intenzione è quella di lasciare tranquilla la Prima Squadra che, da 2 anni, sta facendo cose lodevoli.


PdC:
Come si svolge l’attività di scouting? Si punta soprattutto sulla ricerca nel territorio locale e limitrofo?

DF: La politica affermata e portata avanti dalla società non prevede l’esistenza di un convitto o foresteria. Preferiamo puntare sul territorio, senza nulla togliere al resto dell'Italia. Inoltre siamo molto vicini alle province di Udine, Treviso, Belluno e Venezia. Pensiamo quindi di avere una zona abbastanza vasta per allestire delle squadre competitive. Nelle fasce anagrafiche più basse, invece, siamo quasi tutti di Pordenone. Il 70% della composizione dei gruppi, proviene dalla nostra Provincia. Una scelta precisa della società con la chiara intenzione di portare a termine il percorso di un ragazzo meritevole fino alla Prima squadra. Escluso dal nostro lavoro anche il mercato estero. Club famosi come Inter, Milan e Juventus apprezzano moltissimo questo territorio. Proprio qualche giorno fa si sono conclusi i gironi d'andata dei tornei nazionali, che hanno visto le nostre squadre nelle prime posizioni. Un’eventuale salto di categoria potrebbe portare ad un cambiamento del concetto ma, per adesso, andiamo avanti in tal modo. L’attività di scouting segue una strada essenzialmente interna, con gli allenatori stessi che visionano i ragazzi, attraverso un rapporto di affiliazione con 16 società dilettantistiche tra Pordenone, Treviso e Udine.


PdC: Con la Prima squadra esiste un dialogo costante e proficuo?
DF: Assolutamente sì. Siamo in piena sintonia. I rispettivi uffici si trovano di fronte. La Prima squadra è seguita dal mister e dal dirigente Matteo Lovisa, figlio del Presidente. Ogni ragazzo viene monitorato. Durante la settimana ci sono scambi continui con qualche giovane che a turno, in base a ruolo e rendimento, si allena con Colucci. Componiamo un’unica grande famiglia. In mensa mangiamo tutti insieme: tecnici del vivaio al fianco del mister della Prima squadra. Questo ci permette di imparare da chi, come Colucci stesso e ancor prima Bruno Tedino, mette sul piatto le sue ampie competenze. L'obiettivo del nostro "calcio locale" è riuscire a portare qualche talento nell’ambito professionismo. Basti pensare che nella scorsa stagione abbiamo fornito alcuni giocatori a Bologna e Lazio.

PdC:
C’è qualche ragazzo che si sta distinguendo particolarmente?

DF: In Coppa Italia di Serie C hanno potuto esordire con i grandi due giovani nati nel 2000. Si tratta dei difensori Alessandro Peressutti e Massimo Facchinutti. Ricordiamo inoltre anche il terzo portiere della Prima squadra, Marco Meneghetti, che sta maturando bene.


PdC: Il Calcio italiano sta vivendo un periodo di innegabile crisi. Cosa serve per una piena rinascita?
DF: Esprimo la mia idea raccontando il progetto intrapreso dal Pordenone. 3/4 anni fa, abbiamo iniziato un ragionamento specifico dedicato ai bambini più piccoli che non svolgono un'adeguata attività sportiva. Siamo riusciti, dopo varie riunioni, a convincere anche i genitori: adesso svolgiamo 4 allenamenti settimanali, seguendo bambini dai 7 anni, fino alla categoria Allievi. Dedichiamo la maggior parte del tempo al potenziamento delle capacità coordinative nelle fasce di età più piccole. Come accadeva una volta in oratorio: far divertire i bambini impegnandoli dalle 8 alle 10 ore giornaliere. Abbiamo creato un metodo interno allo staff tecnico con istruttori qualificati e laureati in Scienze Motorie. Quindi, il problema attuale, riguarda e coinvolge anche le scuole. Bisognerebbe attuare una piccola rivoluzione aumentando lo svolgimento dell’attività sportiva partendo dalla scuola elementare. La fascia dai 6 ai 12 anni è quella su cui si può lavorare meglio in prospettiva. Il nostro progetto è stato fortemente voluto dal Presidente Mauro Lovisa.

PdC: L’approccio nell’organizzazione di un vivaio in Serie C presenta particolari differenze rispetto un club di Serie A e B?
DF: È noto che quasi tutte le società di C sono aziende in debito per la penuria di aiuti federali, tranne per quanto concerne i contributi per il minutaggio dei giovani. Latitano poi i diritti televisivi, a differenza di quanto accade in A ed in B. Di conseguenza l’investimento per il Settore Giovanile diventa minimo. Per intenderci, è impensabile proporre un contratto di 3 anni ad un allenatore. Spesso ci capita di vedere tecnici molto bravi a istruire ragazzi di 10, 12 o 14 anni, che poi si vedono costretti ad accettare altre offerte in Eccellenza o Serie D: in questo modo si perdono competenze essenziali. Noi siamo una piccola isola felice e siamo contenti per ciò che stiamo portando a compimento. Il nostro Presidente ha sempre tutelato il vivaio con determinazione.



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Promesse del Calcio - 23 Dicembre 2017

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