Il gotha del calcio giovanile nella perla del Tirreno. Viareggio è la storica cornice di una delle manifestazioni più apprezzate a livello mondiale. L’edizione numero 70 ha visto trionfare l’Inter nella finalissima dello stadio “Torquato Bresciani” contro la Fiorentina. Sottil ha illuso la truppa gigliata con il vantaggio in avvio di ripresa. Belkheir e Vergani hanno ribaltato il parziale fissando il risultato sul 2 a 1.
Il focus odierno, quindi, inizia con una presentazione delle due compagini che si sono contese lo scettro. Fiorentina e Inter. Toscana contro Lombardia. Due modi opposti di intendere il gioco dal punto di vista tattico.
Partiamo dalla formazione sconfitta. I viola interpretano la mentalità inculcata da mister Emiliano Bigica. Manovra più ramificata con possesso palla insistito, volto a stanare la retroguardia avversaria. Una truppa imbottita di talento quella dei fratelli Della Valle. Basti pensare a tre nomi: Pinto, Diakhate e Sottil. Una freccia per reparto. Intorno a loro però c’è un contingente di tutto rispetto. Nel 4-2-3-1 acquistano notevole importanza la scorribande sulle corsie laterali di Ranieri e Mosti. In zona mediana ecco il fosforo offerto da Valencic (sloveno classe 1999) e Lakti (albanese classe 2000). In attacco, oltre al già citato figlio d’arte Sottil, merita ammirazione anche la boa Gabriele Gori.
Per descrivere l’Inter invece basterebbe utilizzare un solo vocabolo: abbondanza. Sì perché mister Stefano Vecchi, ormai un’icona nell’universo giovanile, può pescare tra un ventaglio quasi infinito di possibilità. La rosa nerazzurra infatti pullula di soluzioni dall’elevato valore tecnico, fisico e atletico.
Il centrocampo trova protagonisti di rilievo come Pompetti (pescarese classe 2000) e Schirò (nato a Novara sempre all’alba del millennio). Entrambi mancini, ma in grado di alternarsi nel proporre trame offensive e, quando necessario, contenere le minacce altrui. Pompetti, in modo particolare, è uno specialista su calcio da fermo. Da ogni angolazione riesce ad inquadrare lo specchio.
In avanti c’è l’imbarazzo della scelta. Decisivo proprio nel match conclusivo della kermesse in Versilia, l’algerino Mouhamed Belkheir. Nel 2016 il sodalizio nerazzurro lo strappò all’Hellas Verona. Spolvera vivacità e un senso del gol letale. E Felice D’Amico? Promesse del Calcio, in tempi non sospetti, aveva già sottolineato doti e prospettive del funambolico siciliano cresciuto nel vivaio del Palermo e salito al settentrione la scorsa estate. Senza dimenticare assenti illustri come l’argentino Colidio, il danese Odgaard ed il difensore Lombardoni. La trincea però ha saputo sopperire alla mancanza della torre bergamasca con la solidità messa in campo da capitan Sala, Zappa e Valietti.
40 le società al via in questa edizione di Viareggio Cup. Realtà italiane e straniere. Qualche nome da annotare sul taccuino per il futuro? Certo, ma andiamo con ordine.
Il Genoa si affida ai piedi fatati di Luca Zanimacchia. Eleganza allo stato puro a supporto dell’altro gioiellino Salcedo. Mister Sabatini può dormire sonno tranquilli. I balcani sono le radici del bomber croato Sandro Kulenovic. Passato dal Legia Varsavia alla corte della Juventus, ha gonfiato la rete per ben 6 volte durante la Coppa Carnevale. L’evento ha portato alla ribalta il Parma con un paio di ragazzi davvero interessanti: Sebastiano Longo (camaleontico attaccante) ha incantato con la maglia del Messina, prima di giungere in Emilia. Le attenzioni degli osservatori però pongono le attenzioni anche sull’ala destra italo-polacca Davide Mastaj (classe 1998).
Il calcio dunque non ha frontiere, neanche temporali. Il domani è roseo e non mancano gli ingrediente per costruire una generazione di fuoriclasse in erba.
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