Numerose madri balcaniche, agli albori del Terzo Millennio, furono costrette a partorire lontano da casa, poiché persino il luogo dove far nascere il proprio pargolo dipendeva dalla fazione di appartenenza. Difatti, ospedali in Montenegro ne erano rimasti ben pochi, dunque le donne montenegrine furono costrette a viaggiare da Podgorica a Belgrado per il parto.
Come il laziale Marusic, anche Sergej Grubac nasce nella capitale serba, ma il 29 maggio del 2000. La vita di Grubac è sin da subito votata al calcio, soprattutto in area di rigore. Il padre Vanja ha vissuto i propri momenti migliori nell’Amburgo degli anni ’90, dopodiché ha girato l’Europa senza troppa fortuna. Malgrado gli esigui trionfi paterni, il DNA di quei 16 metri scorre fluidamente, così come il fisico di Sergej Grubac, 180 cm tutti di potenza.
Compie la primissima trafila giovanile in compagini locali, attirando l’attenzione della Federazione montenegrina. Il paragone con Vucinic e Jovetic è inevitabile. Entra nel giro della Nazionale U17 e viene notato dall’APOEL Nicosia, esotica avventura che si rivelerà però fondamentale per Grubac. Nella primavera dei ciprioti, la punta dimostra tutto il suo valore. Nonostante non sia altissimo, gode di un’imponente corporatura che gli permette di destreggiarsi alla grande spalle alla porta, pagando però sulla velocità.
A Cipro si confronta anche coi pari età continentali, grazie all’esperienza delle 6 gare in Youth League. I 19 minuti raccolti durante l’esordio nella massima serie, peraltro in un derby contro l’Olympiacos Nicosia, convincono il Chievo Verona a portarlo in Veneto. L’operazione da circa 100.000 euro rende felice mister Paolo Mandelli e la società tutta, la quale si assicura per 5 anni il giovane talento.
Per il 18enne la strada è ancora lunga, l’accademia gialloblù può sicuramente giovare alla punta che, appena arrivato in Italia, ha rifiutato l’affinità con Dzeko dicendo di ispirarsi a Zlatan Ibrahimovic. Pesante biglietto da visita per l'esordiente montenegrino in Coppa Italia contro il Cagliari.
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