GIACOMO RASPADORI 18/02/2000 - ITALIA

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di Alessandro Iacobelli 

Lode al fenomeno Sassuolo. Il calcio italiano ormai si sta abituando a questo tormentone, un po’ come una fresca canzone estiva. Merito di due talent scout che il resto dello stivale invidia al sodalizio nero verde: Palmieri e Carnevali. Il 18 febbraio 2000, giornata presumibilmente fredda, nasceva a Benitvoglio Giacomo Raspadori. In famiglia l’amore per il pallone di cuoio non manca. Il fratello maggiore Enrico infatti indossa anche lui scarpini e conserva sogni nel cassetto. Lui è uno dei primi che si accorge dei colpi del fratellino.

Nell’hinterland bolognese uno dei porti più sicuri per l’inizio dell’attività di base è certamente il Progresso (locale società giovanile). Un nome quasi propiziatorio per spiccare il volo. Ci vuole poco per capire che dalle parti del Mapei Stadium il sodalizio del patron Squinzi ha messo gli occhi sul piccolo Giacomo. Per lui la trafila del vivaio è una costante ed evidente crescita.




Il grande salto, sotto età per l’epoca, giunge la scorsa stagione con l’approdo in Primavera. Il folletto emiliano buca la rete 9 volte in 31 gettoni. Bene, anzi benissimo. In estate la guida tecnica viene affidata Stefano Morrone ed il posto per Giacomo diventa fisso.

I numeri, per ora, sono questi: 9 gol in 15 presenze. Niente male vero? Attaccante poliedrico. Al centro o sulla fascia per lui cambia poco. Il rendimento rimane ottimo anche al variare della posizione. Gestisce con lucidità la pressione di una partita. Esprime atteggiamenti e giocate sempre funzionali al bene del collettivo. Ambidestro nel controllo della sfera. Normolineo di fisico e statura. Insomma, il prototipo della punta superprolifica del futuro.


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