FABIO MIRETTI - 03/08/2003 - ITALIA

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di Alessandro Iacobelli

Pinerolo, 3 agosto 2003: nasce una stellina. Fabio Miretti è, a detta di addetti ai lavori esperti, una garanzia per il prossimo futuro del calcio italiano. Da Saluzzo a Cuneo, per qualche annata di apprendistato, e poi il trasferimento alla Vecchia Signora dei sogni: la Juventus.

Nel vivaio bianconero sono sicuri: Fabio è un funambolo. Faccia vispa e occhi ben aperti per monitorare il gioco al meglio. In questa spezzettata stagione, dovuta al maledetto Covid-19 che ha condizionato gran parte del cammino, il ragazzo ha dominato la scena nel campionato U17 alle dipendenze di mister Pedone. Prove da 9 in pagella e reti a raffica: 16 in 17 gettoni. Numeri davvero impressionanti.

Il resto è tecnica e precisione. Il classico numero 10, con sprazzi anche grintosi, che illumina costantemente le trame della propria squadra. L’architetto che ogni allenatore vorrebbe nel proprio team. Nella zona mediana può far tutto: regista basso, interno e pure trequartista ad ispirare le punte. Peculiarità che lo hanno lanciato presto anche nelle selezioni giovanili della Nazionale. Dinanzi al puro talento non si può certo rimanere indifferenti. Una pedina contemporanea, eclettica e camaleontica.

Fisicamente concentrato nel suo metro e 78 di altezza, con una corporatura già discretamente apprezzabile nel torace e nella parte degli adduttori. Ciononostante la fase di sviluppo può donare ancora qualche novità. Piede destro naturale, si prende sovente responsabilità con giocate complesse e mai banali nel corto e nel lungo.

Miretti ha avuto l’onore di esordire pure in Youth League, oltre che in Coppa Italia, con la compagine Primavera bianconera. Potrebbe ripercorrere un percorso simile a quello compiuto da Nicolussi-Caviglia, al quale mandiamo un grande in bocca al lupo per il recupero dall’infortunio patito con la casacca del Parma, con qualità che però fanno pensare a qualcosa di ancor più prestigioso.
 
Ph. dal profilo Instagram @iamfabiomiretti

Paragoni? Andiamoci piano, ma qualche nome possiamo sfoderarlo. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90, quando lo stivale era al centro del mondo pallonaro, Matteoli e Marocchi erano due interpreti lodevoli che abbinavano classe e fosforo. Molti hanno azzardato il collegamento con il ‘Principino’ Marchisio, altri invece hanno ipotizzato il confronto con il belga De Bruyne del City. Staremo a vedere. 
Quella 10 juventina potrebbe portare, un giorno, il nome di Fabio Miretti.

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