LETTERA DI UN OSSERVATORE DI CALCIO

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di Cesidio Colantonio

IL PIÙ MANCINO DEI TIRI

Sono un osservatore di calcio e quindi un grandissimo appassionato di questo sport. Sin dagli albori ormai lontani della mia carriera, a livello giovanile, mi sono imposto di vedere e vivere la struttura calcistica secondo un’ottica leggermente diversa da quella comunemente in auge nell’epoca attuale. 

Volevo vedere e vivere il calcio in modo diverso. Forse perché ho sempre avuto una grande volontà ed un grande orgoglio, oltre a doti naturali. Mi riconosco anche una grande forza di animo che mi ha permesso sempre di risollevarmi e di ricominciare tutto ex novo. Sono altresì convinto che solo chi ha provato amarezze e delusioni possa veramente apprezzare le cose belle della vita, il gusto del lavoro, la gioia della serietà professionale e le soddisfazioni che ne derivano. 

Infatti ho ancora oggi per questo sport, il calcio e per la vita in tutte le sue manifestazioni, lo stesso innato entusiasmo di quando ero ragazzo. Volevo costruire ed avevo iniziato a farlo da alcuni anni una realtà calcistica e provare ad aprire un ciclo di vittorie di nuovi talenti di prospettiva. Però ho sempre avvertito una leggera paura, quella di perdere, di non riuscire a farcela. 

Fatto sta che non ho mai pensato alla squadra come il luogo predestinato solo per fenomeni, ma ad un grande laboratorio, in cui sotto determinate condizioni bisognava cercare un percorso tutti insieme ed andare nella stessa direzione con le stesse finalità. In questo modo la regola veniva rispettata da tutti, perché è la regola stessa a determinare alla fine il percorso. 

Quindi la sua applicazione ha una sua motivazione, un senso, uno scopo che richiede da parte di tutti coloro che sono in gioco l’accettazione incondizionata. La regola è il mezzo ed il fine ultimo della relazione umana che si instaura nel confronto contingente tra facenti parte della società seppure in una situazione meramente sportiva. Ho portato avanti questo discorso con coraggio, con dedizione, con grande passione e con autorevolezza, cercando di dribblare abilmente gli intoppi che sogliono presentarsi puntualmente a fronte di ogni idea. 

Purtroppo tutto ciò che in una società riesce ad illuminare le menti fortemente chiuse, burocratizzate e fin troppo attente a non varcare la soglia della sufficienza, riveste un carattere solo sperimentale assumendo in altri termini l’aspetto di un quadro che il sistema deve valutare approfonditamente più per la scelta della cornice che per la bontà del dipinto. In ogni caso il mio percorso continuerà. 


Vorrei concludere dicendo che lo sport in generale ed il calcio in particolare, conditi da una buona dose di vero spirito sportivo e solidale, possono realizzare in tutte le realtà presupposti di concreta aggregazione e divagazione del proprio personale spirito sportivo. D’altra parte sebbene sia in grado di far impazzire il cuore è pur sempre un gioco, un bellissimo gioco…

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